DICHIARAZIONE PRESIDENTE GIANMARCO DOTTA – ASSOCONFIDI SULLA PROPOSTA DI ABOLIZIONE DELLA LETTERA “r” DEL DECRETO BASSANINI
(29 marzo 2019 – economia) – A seguito di alcune dichiarazioni sulla base delle quali risulterebbe che il Governo abbia inserito nelle bozze del nuovo decreto legge sulla crescita economica delle norme che modifichino in modo rilevante le modalità di accesso al Fondo Centrale di Garanzia, Assoconfidi ritiene necessario intervenire per fornire una chiave di lettura corretta della reale situazione rispetto a quanto rappresentato anche nella relazione illustrativa di accompagnamento. Assoconfidi è l’associazione a cui aderiscono le 6 Federazioni rappresentative del sistema dei Confidi italiani di tutti i settori economici (Fedart Fidi, Federascomfidi, Federconfidi, Federfidi, Fincredit Confapi, Asscooperfidi), conta quasi 300 strutture, ossia la quasi totalità dei soggetti operanti sul mercato, che detengono complessivamente oltre 17 miliardi di euro di garanzie in essere, rilasciate su circa 33 miliardi di finanziamenti bancari a favore di oltre 1,3 milioni di micro piccole e medie imprese.
“L’azione dei Confidi – sottolinea Gianmarco Dotta, Presidente di Assoconfidi – è volta a favorire l’accesso al credito delle piccole e medie imprese, attraverso la prestazione di garanzie collettive, consentendo alle PMI di superare le difficoltà che incontrano sul mercato del credito di ordine quantitativo (razionamento del credito) e qualitativo (indebitamento squilibrato verso il breve termine). Non solo: i Confidi contribuiscono a sviluppare la cultura finanziaria delle PMI attraverso i servizi di assistenza e consulenza, utili a migliorare la relazione con il sistema bancario. In particolare, l’introduzione della lettera “r” della riforma Bassanini (art. 18, D. Lgs. n. 112/98) rappresenta uno strumento congiunturale di difesa del sistema verso i fallimenti del mercato del credito, ossia la restrizione sui finanziamenti subita dalle imprese minori indipendentemente dalla loro rischiosità, e la disintermediazione operata dal sistema bancario attraverso la garanzia diretta rilasciata in questi ultimi anni dal Fondo Centrale di Garanzia”.
Tale normativa infatti si è dimostrata fino ad oggi, soprattutto per le imprese di piccole dimensioni, un mezzo che consente un effettivo maggiore accesso al credito con un migliore efficientamento delle risorse pubbliche e private disponibili. Allo stato attuale la lettera “r” della Bassanini è applicata senza limiti nella Regione Toscana, ma negli ultimi anni è stata sostenuta anche da altre Regioni le quali hanno già adottato una applicazione parziale, limitata fino a determinati importi (Abruzzo, Marche, Friuli Venezia Giulia) e altre Regioni stanno valutando la sua applicazione. L’abolizione di tale modalità di intervento rappresenta una forte limitazione all’autonomia delle Regioni nel definire gli indirizzi di politica economica per i loro territori e potrebbe essere superata soltanto laddove si fosse in grado di valutare compiutamente gli effetti dell’avvio alla riforma del Fondo Centrale di Garanzia prevedendo altresì meccanismi che consentissero all’autonomia degli enti locali di utilizzare nella politica regionale strumenti alternativi di sostegno (quali ad esempio Sezioni speciali dedicate alla riassicurazione) a favore delle imprese del proprio territorio.
“Mi preme sottolineare – continua il Presidente Dotta – che all’interno dello stesso Protocollo ABI e Assoconfidi hanno condiviso la necessità di favorire e semplificare l’accesso delle PMI alla controgaranzia del Fondo sui finanziamenti di minore importo richiesti dalle imprese retail promuovendo tra l’altro una tempestiva operatività delle c.d. “operazioni finanziarie a rischio tripartito” nonché favorendo la realizzazione di una filiera virtuosa ed efficiente del sistema delle garanzie, attraverso una valorizzazione dell’attività dei Confidi”. Dai dati in nostro possesso non risulta confermato che nelle Regioni che abbiano fatto ricorso alla lettera “r” si sia osservato un netto calo dell’operatività del Fondo. Tutt’altro: nella Regione Abruzzo, che per prima nel 2014 ha applicato la “Bassanini parziale”, si è registrato un notevole incremento del valore dei finanziamenti erogati con garanzia del Fondo nel periodo 2013-2018, che è passato da 275 a 414 milioni (dati Fondo Centrale di Garanzia), confermando che quindi i volumi garantiti – non solo quelli con la garanzia pubblica, ma il credito complessivo – siano comunque in crescita, in controtendenza rispetto al calo del credito alle PMI registrato in questi ultimi anni. Si segnala altresì di difficile attuazione prevedere l’abolizione di tale strumento senza considerare un necessario e congruo periodo di adeguamento nei territori regionali che hanno creduto in tale strumento di politica economica. Occorre quindi prevedere un necessario periodo di monitoraggio di almeno un biennio per consentire agli organismi di garanzia nella filiera di riorganizzarsi evitando in tal modo un blocco nell’accesso al credito delle imprese di minori dimensioni fino ad oggi assistite. Sarebbe altresì opportuno razionalizzare e soprattutto potenziare e rendere maggiormente appetibili i nuovi strumenti introdotti dalla riforma del Fondo Centrale di Garanzia, attraverso la modifica delle condizioni attualmente stabilite per le operazioni c.d. “tripartite” e lo sviluppo delle Sezioni speciali in riassicurazione favorendo in tal modo l’ampliamento degli effetti della garanzia pubblica a favore delle PMI e importanti vantaggi anche sul bilancio dello Stato. È importate rilevare come, sebbene la norma sembri non comportare nuovi o maggiori oneri per le finanze pubbliche, se si dovesse registrare lo stesso aumento di volumi garantiti intermediati attraverso la garanzia diretta come fino ad oggi registrato (pari ad oltre il 200%), al contrario risulterebbe necessario incrementare ulteriormente la dotazione finanziaria del Fondo.